Vi cantu

Vi cantu

domenica 18 settembre 2016

U cannavazzu

U cannavazzu
La canzone delle cose semplici,  per gli umili… anche per gli “ultimi,” per chi
è solo e per quelli ai quali va bene tutto  e acconsento  di  passare “dall’ombrellone all’ombrello”.
Il testo di questa canzone è del  2009  scritto per Podoandando,
blog di podismo di Ernesto Ceraulo (Somaday), con foto e giornalino (Ghilead),
 blog dove io (878 ‘Rraggiato ) ero solito indirizzare commenti e qualche filastrocca.
“U cannavazzu” è una di queste… naturalmente ho dovuto inserire la “traduzione”                                                                                                                       La canzone nascerà l’anno dopo in occasione della  3° edizione della Messina Marathon alla quale partecipavo per la prima volta.
In quella “sciagurata” , per me, maratona sono andato alla grande per 40 Km. 1° di categoria e sicuro vincitore
entro  in crisi nei pressi della Caronte disidradato e assalito dai crampi.
 “Innaffiato” già sul percorso, grazie anche al presidente della “podistica Messina” Santi Giacobbe, arriva l’ambulanza ma dopo le prime cure con liquidi e una coperta (giornata afosa con scirocco ) vengo trasportato all’ospedale Piemonte e rimesso in sesto dopo qualche ora.
Ho chiesto di essere riportato allo stesso punto, nei pressi della fiera, e da lì sono ripartito per raggiungere di gran lena il traguardo di Pza Cairoli fra gli applausi increduli dei pochi rimasti all’arrivo in attesa degli ultimi (che arrivavano anche camminando) entro il limite delle 6 ore per essere classificato, terz’ultimo ma rinfrancato e festante.
La mia “rivincita” sportiva avvenne nella 5° edizione del 29 aprile 2012.
Una gara senza stress, goduta dal 1° al 42° Km, sul podio come secondo di categoria e premiato con un paio di scarpe da running da Gelindo Bordin, campione olimpico di maratona nel 1988 a Seul, che si è “inchinato” per farmele provare.
Questa ed altre storie racconta il nostro Somaday nel suo Ghilead (adesso solo on line).
Ho avuto l’onore di vedermi dedicata anche una copertina   (in genere riservate agli arancioni della podistica Torino). Durante un cross sotto la neve a Borgaretto  rallento per sostenere il mitico Fiorino (Paracqua), già doppiato,  e lui  lì a immortalare la scena.
Grazie Somaday, questa “canzone” mi riconduce a te e a Podoandando …grazie per le tue storie e le tue foto.
Di Somaday sono le foto di podismo di questa canzone (ad esclusione delle foto, prese dai siti , di Turin Marathon, Messina Marathon, podio m55 della 5 mulini e Gmove run di Paolo V.)  Altre foto di Soamday: vicolo Fontana, la fioraia a Pavarolo, banda musicale alla Pellerina, bici in sosta sullo stradone e particolare sul lago di Avigliana, grazie.
Per le altre foto  ringrazio: Lorenzo Carrus (firmate),  Federica V. , Matteo T. G., e  Massimiliano L F..Video e rimanenti foto dall’album di famiglia.

Grazie a Matteo (Trukka) Giacone e Massimiliano La Fauci che hanno improvvisato, e arricchito il “sound” di questa canzone.



Clicca sul link seguente di youtube per il video e la canzone:

U cannavazzu
                                                       
                 
Cu cannavazzu non mi strapazzu
u pubbirazzu levu c’un brazzu.
     Chi cumpagnia, mancia cu mia
     poi pulizia cu maistria.
E m’ha aiutatu sciuttu e bagnatu
l’haiu ntò catu, dà è mucciatu.
     Matri natura, pregu mi dura
     e dill’usura mi staci a cura.
Ntò gabinettu no, non o mettu
ma pi rispettu vicinu o lettu.
     Quannu mi iazzu, iò longu u brazzu
     e m’uncarizzu com’un figghiozzu.                                            Oh,  u cannavazzu! …                                                             (Si- mi- la re si- mi- fa#7 si-)
                                                      IL      CANOVACCIO (traduzione)
Col canovaccio non mi affatico
tolgo la polvere con un sol  braccio.
     Che compagnia, mangia con me
     poi ripulisce con gran maestria
E mi ha aiutato, bagnato o asciutto 
lo tengo nel secchio, là sta nascosto.
     Madre natura prego che duri
     e lo preservi dall’usura
 Nel gabinetto no, non lo metto
 ma per rispetto vicino al letto.
     Quando mi alzo, allungo il braccio
    e l’accarezzo come un figlioccio. Oh, Il canovaccio !....
                       
          21 – 09 - 2009

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