U cannavazzu
La canzone delle cose
semplici, per gli umili… anche per gli “ultimi,”
per chi
è solo e per quelli ai
quali va bene tutto e acconsento di
passare “dall’ombrellone all’ombrello”.
Il testo di questa
canzone è del 2009 scritto per Podoandando,
blog di podismo di
Ernesto Ceraulo (Somaday), con foto e giornalino (Ghilead),
blog dove io (878 ‘Rraggiato ) ero solito
indirizzare commenti e qualche filastrocca.
“U cannavazzu” è una
di queste… naturalmente ho dovuto inserire la “traduzione”
La canzone nascerà l’anno dopo in occasione della 3° edizione della Messina Marathon alla quale
partecipavo per la prima volta.
In quella “sciagurata”
, per me, maratona sono andato alla grande per 40 Km. 1° di categoria e sicuro
vincitore
entro in crisi nei pressi della Caronte disidradato
e assalito dai crampi.
“Innaffiato” già sul percorso, grazie anche al
presidente della “podistica Messina” Santi Giacobbe, arriva l’ambulanza ma dopo
le prime cure con liquidi e una coperta (giornata afosa con scirocco ) vengo
trasportato all’ospedale Piemonte e rimesso in sesto dopo qualche ora.
Ho chiesto di essere
riportato allo stesso punto, nei pressi della fiera, e da lì sono ripartito per
raggiungere di gran lena il traguardo di Pza Cairoli fra gli applausi increduli
dei pochi rimasti all’arrivo in attesa degli ultimi (che arrivavano anche
camminando) entro il limite delle 6 ore per essere classificato, terz’ultimo ma
rinfrancato e festante.
La mia “rivincita”
sportiva avvenne nella 5° edizione del 29 aprile 2012.
Una gara senza stress,
goduta dal 1° al 42° Km, sul podio come secondo di categoria e premiato con un paio
di scarpe da running da Gelindo Bordin, campione olimpico di maratona nel 1988
a Seul, che si è “inchinato” per farmele provare.
Questa ed altre storie
racconta il nostro Somaday nel suo Ghilead (adesso solo on line).
Ho avuto l’onore di
vedermi dedicata anche una copertina (in genere riservate agli arancioni della
podistica Torino). Durante un cross sotto la neve a Borgaretto rallento per sostenere il mitico Fiorino
(Paracqua), già doppiato, e lui lì a immortalare la scena.
Grazie Somaday, questa
“canzone” mi riconduce a te e a Podoandando …grazie per le tue storie e le tue
foto.
Di Somaday sono le
foto di podismo di questa canzone (ad esclusione delle foto, prese dai siti ,
di Turin Marathon, Messina Marathon, podio m55 della 5 mulini e Gmove run di Paolo
V.) Altre foto di Soamday: vicolo
Fontana, la fioraia a Pavarolo, banda musicale alla Pellerina, bici in sosta
sullo stradone e particolare sul lago di Avigliana, grazie.
Per le altre foto ringrazio: Lorenzo Carrus (firmate), Federica V. , Matteo T. G., e Massimiliano L F..Video e rimanenti foto dall’album
di famiglia.
Grazie a Matteo
(Trukka) Giacone e Massimiliano La Fauci che hanno improvvisato, e arricchito
il “sound” di questa canzone.
Clicca sul link seguente di youtube per il video e la canzone:
U cannavazzu
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Cu cannavazzu non mi strapazzu
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u pubbirazzu levu c’un brazzu.
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Chi cumpagnia, mancia cu mia
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poi pulizia cu maistria.
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E m’ha aiutatu sciuttu e bagnatu
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l’haiu ntò catu, dà è mucciatu.
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Matri natura, pregu mi dura
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e dill’usura mi staci a cura.
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Ntò gabinettu no, non o mettu
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ma pi rispettu vicinu o lettu.
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Quannu mi iazzu, iò longu u
brazzu
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e m’uncarizzu com’un
figghiozzu. Oh, u
cannavazzu! … (Si- mi- la re si- mi- fa#7 si-)
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IL CANOVACCIO (traduzione)
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Col canovaccio non mi affatico
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tolgo la polvere con
un sol braccio.
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Che compagnia, mangia con me
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poi ripulisce con gran maestria
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E mi ha aiutato,
bagnato o asciutto
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lo tengo nel secchio,
là sta nascosto.
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Madre natura prego che duri
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e lo preservi dall’usura
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Nel gabinetto
no, non lo metto
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ma per rispetto
vicino al letto.
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Quando mi alzo, allungo il braccio
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e
l’accarezzo come un figlioccio. Oh, Il canovaccio !....
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21 – 09 - 2009
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