Boncapidannu a Falcone.
Come spiega Ciccio (Francesco Micale)
nell’introduzione del video
questa è una raccolta di canzoni che ripercorre almeno 15 anni di Boncapidannu Falconese.
Nel nostro paese, e in molti altri vicini,
era usanza, dopo la mezzanotte girare per strade e case
e brindare al nuovo anno con stornelli in rima, tavole imbandite
e vino a”cati” (secchi).
Man mano che si visitavano le case il gruppo aumentava, e in poco tempo,
due o anche più gruppi si univano in uno solo per
poi, sul tardi, ritirarsi per stanchezza o… “carrricamento” (sbornia).
I Boncapidanni non finivano al mattino; si proseguiva fino a sera
con marcia e brindisi anche al cimitero. I nostri “strumenti” erano
mangiadischi, tamburelli, coperchi di pentole per battere il ritmo,
chitarre e fisarmonica: ogni cosa era buona per suonare, cantare e brindare.
Giunti davanti le case si cantava, poi, un attimo di silenzio
e uno di noi intonava il brindisi in rima, ripetuto poi da tutti, e rivolto individualmente
a tutti i componenti della famiglia che veniva festeggiata.
Alla fine invitavamo il capo famiglia ad aprire la porta e se ciò non avveniva subito
lo esortavamo dicendo che c’era freddo, sete (di vino) o annunciando la presenza di un ospite “illustre” o un comune amico.
I giorni a seguire il sottoscritto andava anche “in trasferta” invitato a Oliveri, Vigliatore, Tonnarella, Mazzarà, Patti o Barcellona.
La tradizione si è tramandata fino agli ultimi anni 90, poi
discoteche e cenoni al ristorante hanno cambiato le nostre abitudini,
ma molti bambini di allora si ricordano ancora che rimanevano svegli per sentire i miei brindisi
per poi condividerli al risveglio con gli amici così come facevo anch’ io da piccolo.
Le canzoni sono state scritte dal sottoscritto tranne “Cummari Natuzza” testo di Ciccio e
“U ciauru di l’annu novu” , testo scritto in parte con Ciccio, qui presente solo come
Introduzione musicale di questo "miscuglio" registrato dal vivo presso
l’hotel Soleado di Falcone il 3 agosto 1998
durante la serata intitolata “Gli ulivi e la memoria”.
Come spiega Ciccio (Francesco Micale)
nell’introduzione del video
questa è una raccolta di canzoni che ripercorre almeno 15 anni di Boncapidannu Falconese.
Nel nostro paese, e in molti altri vicini,
era usanza, dopo la mezzanotte girare per strade e case
e brindare al nuovo anno con stornelli in rima, tavole imbandite
e vino a”cati” (secchi).
Man mano che si visitavano le case il gruppo aumentava, e in poco tempo,
due o anche più gruppi si univano in uno solo per
poi, sul tardi, ritirarsi per stanchezza o… “carrricamento” (sbornia).
I Boncapidanni non finivano al mattino; si proseguiva fino a sera
con marcia e brindisi anche al cimitero. I nostri “strumenti” erano
mangiadischi, tamburelli, coperchi di pentole per battere il ritmo,
chitarre e fisarmonica: ogni cosa era buona per suonare, cantare e brindare.
Giunti davanti le case si cantava, poi, un attimo di silenzio
e uno di noi intonava il brindisi in rima, ripetuto poi da tutti, e rivolto individualmente
a tutti i componenti della famiglia che veniva festeggiata.
Alla fine invitavamo il capo famiglia ad aprire la porta e se ciò non avveniva subito
lo esortavamo dicendo che c’era freddo, sete (di vino) o annunciando la presenza di un ospite “illustre” o un comune amico.
I giorni a seguire il sottoscritto andava anche “in trasferta” invitato a Oliveri, Vigliatore, Tonnarella, Mazzarà, Patti o Barcellona.
La tradizione si è tramandata fino agli ultimi anni 90, poi
discoteche e cenoni al ristorante hanno cambiato le nostre abitudini,
ma molti bambini di allora si ricordano ancora che rimanevano svegli per sentire i miei brindisi
per poi condividerli al risveglio con gli amici così come facevo anch’ io da piccolo.
Le canzoni sono state scritte dal sottoscritto tranne “Cummari Natuzza” testo di Ciccio e
“U ciauru di l’annu novu” , testo scritto in parte con Ciccio, qui presente solo come
Introduzione musicale di questo "miscuglio" registrato dal vivo presso
l’hotel Soleado di Falcone il 3 agosto 1998
durante la serata intitolata “Gli ulivi e la memoria”.

foto Sebastiano Archita
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