Risognai l’onda,
lambiva la mia casa lontana.
Era una parlata quotidiana, concertata giù al bar,
sotto il sole,
scoglio d’osso e sangue,
bambina dal vagito sontuoso come un invito:
vieni a rivedere i carri e le messi,
il caos dei sentimenti senza freno,
il sud della nostra bellezza
ancora languente sotto una veste fredda.
(Ciccio)
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Ho portato un’immagine
con me,
una tavola dei sogni:
c’è sempre un posto
che aspetta di essere salvato,
che aspetta di
salvarmi,
dove tutto può essere
così dolce o così orribile,
dove tutto sembra arreso
al ritorno delle voci.
Dove tutto sembra così
stanco,
arreso al suo male secolare …
Ed io mi chiedo: perché allora l’ulivo è così
vivo, solido, felice;
perché è così difficile imparare dagli ulivi?
( in verde) testo originale di Ciccio
da "Gli ulivi e la memoria" - i ricordi di Giovanni 1998
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