Vi cantu

Vi cantu

martedì 6 dicembre 2016

U calamaru

La canzone (2002) nasce da un episodio che si racconta a Falcone.
Il concittadino Francesco I., famoso commerciante detto Spizzichedda,
pregustava già la sua grigliata di pesce che era solito arrostire, come capita in paese, sull’uscio di casa.
L’ultima aggiunta di sale… il voler irrorare ancora una volta con del salmoriglio il delizioso pescato… o, un bisognino suggerito dall’idea di non alzarsi più da tavola…
Una di queste fantasiose cause, dicevo, giocò un brutto scherzo
al protagonista di questo racconto.
Tornando baldanzoso alla sua preziosa grigliata, rimase di “pesce”
notando che erano spariti la sospirata cena ed anche la griglia.
Dalla realtà alla fantasia il passo è breve…
Sentendo questa leggendaria storia mi sono calato nei panni del nostro paesano e, come il nostro Spizzichedda, mi sono raccomandato con il mio amico pescatore:    “u Pinese”.
Volevo essere il privilegiato acquirente del primo calamaro (nel video calamari totani) che fosse incappato nelle sue reti.
Alla fine della canzone, conoscendo il mio ”benefattore”,
ora come ora, mi assale un dubbio “atroce”…
Vuoi vedere che son caduto 2 volte nella sua “rete”?…
Vuoi vedere che si era accordato con il mio micio… infedele?     

Vero, Sarinu?
Un affettuoso sorriso di ringraziamento alle famiglie Paratore, Isgrò, Squatrito e Mancuso
per la condiscendenza di questo progetto video e canzone.
Un grazie a Sarino per il “bagaglio” di foto procurate dal sito del Comune di Falcone e dai suoi ricordi di famiglia.
Altre foto dagli amici di facebook:  Elizhabet M., Enrico R., Piero S., Franco O.,

Video e rimanenti foto dal mio album di famiglia.


Clicca due volte sul link che segue (youtube) per il video con immagini e la canzone:                                                                     https://youtu.be/DvvrzLItg7c


U calamaru
                                             (fischiettando) (do sol fa sol do  do sol fa sol do)
   (1)   Ci l’avia dittu o Pinesi      iavi già chiu di du misi                     (sol fa sol do  do sol fa sol do)
Vadda si mi trovi in calamaru   quannu cali ntò Tunnaru     (sol fa sol do  do sol fa sol do)
cecchimmillu a mari o ntò lagu    pottimmillu chi tu pagu     (sol fa sol do  do sol fa sol do)
               E si iò dommu e iani taddu    chiamimi chi non su suddu    (sol 7 do  sol7 do)
              non ci lu lassari a nuddi banni   scinnu iò puru in mutanni    (sol 7 do  sol7 do)
                E no vogghiu puliziatu    chi mi pari congelatu                           (sol 7 do  sol7 do)
                pottimmillu sanu e tuttu… tu ti manci… un’ovu frittu           (re- do sol7 la- ) 
                            (mi- la- do)
               Non ci u diri a me cugnatu     chi eni già troppu ddubbatu     (sol 7 do  sol7 do)
               e non passari in tà venedda    chi ci spila a Ciccinedda:            (sol 7 do  sol7 do)
                dici chi u voli pa niputedda    ch’è sicchitta e sciupatedda:     (sol 7 do  sol7 do)
               e iavi sempri cacaredda       ma poi su coci… ntà so padedda   (re- do sol7 la- ) 
               ntà so padedda               (mi- la- mi- la- mi- ) (do)
                     (fischiettando) (do sol fa sol do  do sol fa sol do)
         (2)   Quannu m’u puttò era iazzatu   quasi vistutu e pettinatu
- ‘Ntrasi chi mi mettu sulu i causi   ‘ntrasi puru a pedi scausi…
Fozza… dimmi ora com’è u fattu   prima mi si svigghia u iattu.
                U pigghiai ora a Mongiovi   vadda ancora comu si movi
                eni bonu un kilu e centu    nenti ci levu e ci mettu
                Su ‘cattavi unni Vicenzu    tu pisava un kilu e menzu
                 su piscava u zù Ianciulinu   non ti bastava u bancu i Torinu
                                      (mi- la- do)
                Iò non mi mettu in contrapuntu   cettu chi ti fazzu u scuntu
                puru picchì soni a chitarra    e non mi mpicci poi a birra
                e trenta euru ora mi’ ha dari     mancu un centesimu m’ha livari
             se no tu scippu ora di mani     e poi ti manci… i mulinciani
             o i mulanciani
                 (fischiettando) (do sol fa sol do  do sol fa sol do)
    (3)    Allura u pusai ntò lavandinu e    ii a ciccari u borsellinu
quannu ci detti i soddi e u mannai     d’u forti preiu mi cacai…
ci dissi o calamaru pi rispettu   -scusa vaiu o gabinettu.
               Comu cantava mentri cacava   e quannu l’acqua ci tirava
               o sucu a pasta già pinsava   i branci comu mi sucava
               Cu faddali senza nsaiatu   e u cuteddu megghiu mulatu
               ntà cucina quannu tunnai… chiddu chi visti… non m’u scoddu mai… mai!
                                     (mi- la- do)
              Mi cuntintava iò mi muria   basta chi u iattu non vidia
              cu calamaru chi curria   da ngagghia a potta si ni niscia…
              E comu un pacciu u ‘ssicutai   chiamannu aiutu quantu gridai…
              non ci tunnoi a casa u iattu    e un calamaru… quannu chiù m’u cattu…
              … a voggghia mi scattu……
             a voggghia mi scattu…
             Comu squagghiai manciata e soddi   e ristai sulu… chi mutanni lordi…
              chi mutanni lordi…
              chi mutanni lordi…
                (fischiettando) (do sol fa sol do  do sol fa sol do)
                ***Falcone gennaio 2002***

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