Vi cantu

Vi cantu

mercoledì 7 maggio 2014

Gli ulivi e la memoria

                                               Gli ulivi e la memoria



Canzone del 1998 con testo di Ciccio.
    Giardino dell’hotel Soleado,
una serata di canzoni e poesie
intitolata “Gli ulivi e la memoria”.
  Giusy Mazzagatti e  Marco Filiti
presentavano la serata.
   Maria Antonietta Nania
accompagnava le poesie di Ciccio.
   A Domenico Filiti e Turiddu La Macchia
erano affidati console e logistica.
   L'hotel ristorante era gestito da Alfredo Bellinvia 
e mi piace ricordare fra i presenti anche
Geoacchino Imbesi.

 Al rientro in Australia Ciccio, 
puntuale come non mai,
mi manda via e-mail,
il testo di questa canzone.
  Grazie Ciccio


 clicca sul link seguente per ascoltare la canzone:
Gli Ulivi E La Memoria

            

                         Gli ulivi e la memoria

  Il tornare è un incendio che si può riconoscere         (si-  mi-  la  re  si-)
dalle ombre che getta sugli ulivi del tempo                (si-  mi-  fa#7  si-)
forme note per sempre ai bambini ed ai vecchi
immobili negli occhi come fissi uccelli spenti.

C’è una strada nel cuore lastricata di denti
che vogliono mordere questo carname d’oro
della sostanza violenta dell’estate che sale
nelle vene con il miele amaro d’api stanche

una strada che si ripete nei sonni di altre terre
gloriosa ascesa di giovinezza intatta
su cui in mostra ancora resistono le cose
che sentiamo di mutare, smentire, ricreare.

È la strada su cui, una piena di fiume,                      (si-  mi-  fa#7 si-)
ci prende il panico del fare e del decidere                (si- mi-  fa#7  si-)
perchè il vecchio chiodo dell’incredulità
ci fà impotenti, inutilmente attivi.


Il tornare è un incendio che si può riconoscere
dalle ombre che getta sugli ulivi del tempo
forme note per sempre ai bambini ed ai vecchi
immobili negli occhi come fissi uccelli spenti.

Il vecchio Luca portò un ricordo vivo                         (si-  mi-  fa#7  si-)
delle forme che presero una forma mai vista            (si-  mi-  fa#7) 
e disse: ecco che si può fare, si può decidere           (si-  mi-  fa#7  si-)
di cambiare il colore a quegli scuri fondali;                (si-  mi-  fa#7  si-)

ogni chiazza dal buio lacerata                                   (si- mi-)
diventa un drappo su cui stendere il grano               (fa#7 mi-)
non più immobile luogo d’alga malata
ma un’onda d’abbondanza e melograno.

Rispose l’alga: Luca sei proprio un tipo
se sai inventare storie così insensate
non vedo grano non vedo lumi nuovi
in questa casa dalle grigie pareti;

e i figli, Luca speranza, i figli risero                         
sbocconcellando le briciole sonore
di un pane sempre scarso eppure
all’apparenza presente in ogni stanza.


Il tornare è un incendio che si può riconoscere
dalle ombre che getta sugli ulivi del tempo
forme note per sempre ai bambini ed ai vecchi
immobili negli occhi come fissi uccelli spenti.

I figli sempre uguali di cinica letizia
crescono nella molle cadenza delle cose
crescono e vanno al mare come fiumi
il mare li confonde e li attanaglia.

Dentro la ruga verde delle onde, il mare
il mare li accomuna nell’ignavo sonno
il mare è una gabbia chiusa sull’infinito
la cui forza trattiene ogni tentato volo.

No, non so più di questa bellezza annichilente
certo vendetta e nemesi di dei potenti e bruti
stà a voi trovare adesso la chiave della porta
che s’apre sopra il cielo e che rigurgida voli

sò che la chiave c’è, ogni porta ne ha una
il problema è la mano che la sappia girare
il cambiamento in fondo è una questione
di scambio quotidiano tra il sogno e le cose.


ll tornare è un incendio che si può riconoscere
dalle ombre che getta sugli ulivi del tempo
forme note per sempre ai bambini ed ai vecchi
immobili negli occhi come fissi uccelli spenti.

                                                                             (testo di Ciccio)

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